Sarah Sze | Quotidianità come chaos ordinato
Sarah Sze è un’artista americana nata nel 1969 a Boston. Vive e lavora a New York.
La natura è solo uno dei tantissimi materiali che utilizza per realizzare le sue installazioni. Le opere di Sarah Sze si allargano nello spazio. Appaiono come sistemi di pianeti e satelliti con orbite che si intersecano senza girare intorno ad un vero e proprio centro. Non c’è gerarchia nella composizione, solo un chaos estremamente ordinato. Oggetti di vita quotidiana, scultura e architettura permettono a Sarah Sze di indagare il significato e la relazione tra lo spazio e le cose che ci circondano.
L’artista realizza delle impalcature che innalzano l’opera fino al soffitto, come se fosse sempre in costruzione e in un continuo stato di ‘lavori in corso’. Le strutture sapientemente studiate fan si che alcune opere si arrampichino sulle pareti, come piante rampicanti.
Sara Sze alla Biennale di Venezia
Sarah Sze è stata per due volte artista di rappresentanza al padiglione degli Stati Uniti alla Biennale di Venezia.
Capricius Invention of Prisions è l’opera realizzata dall’artista per la 41° edizione della Biennale, nel 1999.
Nel 2013, in occasione della 55° edizione espone l’opera Triple Point. L’artista fa riferimento ai tre stati della materia (solido, liquido e gassoso). Gli oggetti (solido) sono disposti nello spazio (gas) collegati da un’interconnessione poetica (liquido).
Centinaia di oggetti, presi da diversi ambiti della vita quotidiana, dialogano sempre con estremo equilibrio trovando coerenza solo nella disposizione ordinata, meticolosa e maniacale.
Troviamo: sgabelli, cavalletti, fotografie, libri, sassi, lampade, piante grasse, un sfera stroboscopica, mollette, scatole, bottiglie di plastica, strumenti di misurazione scientifica, piccole sculture realizzate a mano… (la lista potrebbe essere molto lunga)
Delle due installazioni realizzate alla Biennale nel 2013, una è isolata e autonoma rispetto agli spazi, mentre l’altra è stata realizzata in situ e mette in dialogo l’interno con l’esterno. L’opera della Sze invade l’ingresso del padiglione. Si confonde con la natura facendo assumere all’edificio l’aspetto di un’antico tempio in rovina sottoposto a lavori di restauro.
Fonti:
http://www.artdiscover.com/en/news/sarah-sze-an-acrobrat-in-venice/184
https://www.victoria-miro.com/exhibitions/430/
http://www.tanyabonakdargallery.com/artists/sarah-sze/series-sculpture-and-installation_7/12
http://www.designboom.com/art/sarah-sze-represents-the-us-at-venice-art-biennale-2013/
http://www.tanyabonakdargallery.com/artists/sarah-sze/series-sculpture-and-installation_7/33
http://amywalsh.typepad.com/.a/6a00e54ee62d64883401157013a9e1970c-800wi